Gli ultimi giorni di luglio e la prima settimana di agosto
sono stati confusi e tempestosi. Sul lavoro, tra riffe e raffe, pare che il
licenziamento di fine luglio sia stato prorogato a dicembre. Dico “pare” perché
il capo mi ha detto una roba tipo: “vogliamo provare a vedere se ci arriviamo a
dicembre?”
Insomma, la fiera della precarietà! Non debba mai dirsi che
ci si annoi.
In passato un periodo instabile come questo mi avrebbe
condotto ad una sola strada: quella per il frigo. Complice i risultati ottenuti
e forse qualche pizzico di sale in zucca che, si spera, l’esperienza mi ha
dato, sono riuscita a tenere fermi i buoni propositi e a non gozzovigliare in
giro.
Partendo per le ferie d’agosto, ho preparato una valigia che
manco Totò e Peppino a Milano! Non so se qualcuno ricorda la scena in cui
aprendo le valigie tirano fuori caciotte, spaghetti e galline!
Io ho fatto una cosa simile: ho girato con le borse termiche
piene di prodotti ipocalorici e proteici ben intenzionata a non cedere alle
lusinghe del cibo vacanziero!
Quando sono andata a trovare i miei, mia madre è quasi
svenuta alla vista degli shirataki, così bianchi e mollicci da ricordare una
tenia intestinale (parole di mia madre). Non ho avuto il coraggio di mangiarli
di fronte a mio padre…comunque, in casa, tutti si sono fatti un po’ l’idea che,
oltre al peso, sto perdendo anche il senno. Perfetto. Grassa e rincoglionita,
cosa chiedere di più?
Delle 3 settimane di ferie, ho passato 18 giorni in rigorosa
ascesi alimentare.
Mi sentivo immortale.
Poi è venuto il compleanno della mia figlioccia. Ho
assaggiato un pezzo di torta e si è aperta la voragine. Il pozzo nero delle
voglie mangerecce si è aperto e ha fagocitato l’universo attorno a lui. Ho
passato gli ultimi 3 giorni in voluttuose sfide gastronomiche…
Domenica sera sono rientrata alla base.
Lunedì mattina è ricominciata la lotta.
Obesità, a noi due!