Avete presente il detto “chi nasce tondo, non può morire quadrato”?
Beh, se è vero quanto si dice, quando sarà il momento, le pompe funebri avranno un bel da farsi per recuperare una bara sferica. Onde evitare problemi alloggiativi sarà il caso che mi cremino (una parola tanto golosa per un’attività così poco appetitosa, tzè).
Ehm, ecco, credo abbiate capito che il mio spirito di patata è un tantinello cinico. Ma pochino, eh!
Come vi stavo dicendo, sono sempre stata tonda, fin da neonata. Guanciotte e appetito famelico mi hanno contraddistinto da sempre, fin dal grembo materno. Si narra che, appena settenne, disputai a colpi di forchettate con un vecchio zio un pezzo di cotica galleggiante in una brodosa zuppa di fagioli. E non solo. Furba e affamata come una faina, ero solita essere ospite di alcune famiglie di cui conoscevo a menadito l’orario del desinare. Alle 19.00 a casa di zia che faceva delle frittelle di baccalà che non se ne trovano più. Alle 21.00 i miei tornavano a lavoro e quindi gli tenevo compagnia sbocconcellando di qua e di la, giurando che no, non avevo già cenato! Pur mangiando tantissimo, ero paffuta ma non grassa perché ero sempre in movimento. A prescindere che a quell’età non sapevo nemmeno che esistessero merendine e bevande gasate e facevo la merenda con delle enormi fette di pane casareccio ricoperte di zucchero o di olio, mi muovevo continuamente, ero una combina guai da cartone animato: correvo, giocavo, salivo sugli alberi, andavo a caccia di rane nei fossi, rincorrevo le lucertole per strappargli la coda. Insomma, tutte le cosine che una brava signorina in via di formazione è solita fare. Avevo, a quel tempo, un metabolismo pauroso. Sono convita che, se avessi mangiato sassi, avrei digerito anche quelli.
Nessun commento:
Posta un commento