lunedì 16 settembre 2013
Le parole che non ti ho detto...
Quante volte ho avuto sulle labbra una risposta di questo tipo...
Nulla da aggiungere se non tanti complimenti agli autori della vignetta: Sketch & Breakfast!
martedì 10 settembre 2013
Correva l'anno...
Questi ultimi giorni sono stati emotivamente complessi e
instabili. Ciò mi ha condotto nel turbinio della rimembranza dolorosa ma,
sorpresa!, mi ha tenuto lontano dalla porta del frigo.
Uno dei primi ricordi più intensi della mia cicciosità si svolge
attorno agli anni ’92 – ’93. Stavo per fare la Cresima e ci credevo
veramente. Quando il prete mi disse che sarei divenuta soldato di Cristo, per
giorni mi sognai in tuta mimetica pronta a difendere le porte della chiesetta
di campagna in cui facevo catechismo. A quei tempi mi buttavo ciecamente nelle
cose in cui credevo e amavo adornarle con trovate strambe e a dir poco
fantasiose…ma di questo vi parlerò un’altra volta che è meglio.
Mentre nel giorno della comunione era abitudine che tutte le
bambine vestissero con un abito bianco, il giorno della cresima era libero e
ognuno poteva dar sfogo alla propria fantasia e personalità. Con le altre
ragazze parlavamo spesso di come ci saremmo vestite per questo giorno così
importante, un’emozione e una preparazione che manco una modella prima di una
sfilata! Tutte avevano deciso per una gonna, chi per un colore, chi per altro,
tutte avevano già nell’armadio il vestito per l’occasione!
Mancavo solo io! Rompevo le ovaie di mia madre chiedendo
quando saremmo andate a comprare il mio vestito che, fantasiosamente, volevo
con la gonna, pieno di ammennicoli, coloratissimo, fighissimo, sfogliavo
continuamente il catalogo dell’allora celeberrimo Postalmarket, scegliendo
abiti che, col sennò di poi, mai avrei potuto indossare ma che, nella mia
mente, avevano il potere di rendermi uguale uguale alla modella che li
indossava. Non capivo, nella mia ingenuità da frolloccona, le titubanze di mia
madre…
Infine venne il giorno in cui l’acquisto dell’abito non poté
più essere prorogato. Andammo nella boutique più figa del paese e io cominciai
a guardarmi attorno piena di illusioni mentre mia madre confabulava con la
commessa. Quest’ultima, non lo dimenticherò mai, aveva una faccia becera e
scocciata tipica di tutte le commesse che sanno già di stare perdendo tempo.
Con molta riluttanza cominciò a tirar fuori dei completi che
mia nonna in confronto veste all’ultima moda. Io non volevo nemmeno provarli,
era la mia Cresima, mica la festa della Befana! Mia madre cominciò a
spazientirsi e mi tirò addosso quello sguardo che faceva più male di quando mi
lanciava le ciabatte in giro per casa! Riluttante, accettai di provarli.
Nessuno, e ripeto nessuno, mi entrò. “Meno male” pensai ma
compresi lo sconforto di mia madre: in quel negozio non c’era niente per me,
probabilmente anche le sciarpe mi sarebbero andate strette.

…e ora non stupitevi se nella foto di gruppo della Cresima,
in un turbinio di gonne coloratissime svolazzanti e sorrisi aperti, potere
trovare un’immusonita ragazzina vestita da signora che guarda becera l’obiettivo…Ogni
cosa ha il suo perché!
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