domenica 24 marzo 2013

La donna che borbottava ai commessi


Sabato ho pensato che sarebbe stata una buona idea andare a fare shopping.
Beh, shopping è un termine forse eccessivo per definire le mie compere di vestiario.
Di solito corro velocemente nei negozi in cui sono certa che ci sia qualcosa di indossabile dalle donne che amano ancora mangiare, provo una decina di capi e, solitamente, esco dal negozio con uno o nessun capo.
Diciamo che, quando il buon dio distribuiva alle donne femminilità e frivolezza, io ero al bagno e mi sono dovuta accontentare di qualche pregio/difetto tipicamente maschile.
Sabato, come dicevo, ho pensato che i pantaloni lisi e le scarpe da ginnastica usurate di cui abuso giornalmente avevano diritto ad un meritato riposo. Pertanto sarebbe stato opportuno cercare qualche capo sostitutivo. Che è, nel mio caso, un po’ come cercare di vincere a tombola.
Sono andata al centro commerciale con quel sant’uomo di mio marito e mi sono diretta negli unici due negozi in cui potevo trovare qualcosa in cui fare alloggiare i miei quarti di lombo.
Entro nel primo, vado al reparto chiattone e trovo la tristezza fatta persona: camicione giganti scure, con tonalità variabili dal nero al nerissimo; maglie sformate in grado di insaccottare anche una modella filiforme; pantaloni mediocri adatti a corpi alieni! Santa pazienza! Io sono già obesa, posso mai mettermi dei sacconi informi addosso? Devo per forza indossare abiti dall'effetto “son tutto un tronco”? Non sarebbe possibile qualcosa che segni il punto vita perché, seppur ampio come una circonvallazione, anche io ho un punto vita!
E poi vogliamo parlare dei pantaloni? Quelli del marchio K. sono fatti proprio a membro di segugio: stretti sulle gambe e larghissimi sul sedere. Quindi per farci passare le gambe dentro sei costretta a navigare in un tendone di jeans che contribuisce ad ingrossare la zona deretano, già di per sé sufficientemente ampia!
Mio marito dice che son solita fare le osservazioni che qui vi riporto, emettendo suoni gutturali mentre scelgo i capi sugli stand. Dice che vado in giro per il negozio borbottando come una caffettiera. Non so se ciò sia vero. Nel caso lo fosse, si spiegherebbe il perché ultimamente i commessi si tengono tutti a debita distanza.
Uscita da K., entro nel negozio BP. Mio dio, che orrore! Ovunque colori sgargianti tipo verde vomito, giallo fosforescente, arancione semaforo, viola becchino, azzurro ciano…quasi cianotico! Santa pazienza, sono obesa! Sono visibile anche da lontano, non ho bisogno di abiti catarifrangenti!!!!
Se rinasco, voglio fare la stilista per le taglie over 50!

E le scarpe le ho lasciate perdere. Ho avuto pietà di mio marito. Magari ci riprovo la prossima volta!

3 commenti:

  1. AHHHHHH come ti capisco! Alle volte trovo più emozionante andare dal dentista!

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  2. Come ti capisco... vogliamo parlare dei commessi o commesse che ti squadrano con la faccia di quelli che "ommioddio... come ti sei permessa di entrare nella mia boutique"... e quando è così scatta in me la malvagità e gli chiedo di provarmi qualsiasi cosa!
    Mwahahhah
    V.

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  3. Il tuo stile comico è mitico, ma il contenuto ci fa riflettere sulla mancanza di idee di certi utenti della moda e il bello è che assecondandoli guadagnerebbero di più!!!
    Ma seriamente, hai mai provato a disegnare modelli di vestiti oversize? Sresti una tipa fantasiosa o l'hao detto per dire? Chissà, magari se provi... :)

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